Dopo l’appuntamento di Montecarlo di fine Maggio, è stata la volta del Canada: da Montréal, la Ferrari torna con alcune certezze ma anche con qualche dubbio, prima fra tutti l’estrema variabilità di ogni gara che può portarla prima in fuga in classifica, poi di nuovo riagganciata dagli avversari, come accaduto in questa occasione.
65^ pole in carriera al sabato – eguagliando Ayrton Senna, e per l’occasione la famiglia del leggendario pilota brasiliano gli ha donato una riproduzione del casco che Ayrton utilizzò nella stagione 1987 – e 56^ vittoria in F1, mai in discussione. Lewis Hamilton ha infatti potuto fregiarsi di una Mercedes ritrovata e a suo agio sul circuito dedicato a Gilles Villeneuve, con tratti veloci e chicane una dietro l’altra; approfittando, però, della confusione in partenza quando, nonostante la seconda posizione in griglia, Sebastian Vettel non è scattato al meglio vedendosi affiancare da Bottas e Verstappen, che con la ruota posteriore sinistra ha toccato l’ala anteriore del tedesco compromettendone la gara. Dal box, il team Ferrari non ha compreso subito l’entità del danno ma ha impiegato alcuni giri e, nonostante la Safety Car in pista quasi subito per l’incidente Grosjean-Massa-Sainz, ha sostituito solo alla sesta tornata l’alettone danneggiato e ha quindi cambiato strategia per Vettel, che dalle gomme ultrasoft è passato alle supersoft, cercando di realizzare un lungo stint per poi giocarsi tutto nell’ultimo spezzone di gara.
E così è stato: mentre Hamilton, mai impensierito dal compagno Bottas, si involava verso un facile successo, Ricciardo puntellava la terza posizione mentre Seb, con una rimonta audace – ancora di più se si considera che, nel contatto iniziale, si era danneggiato anche il fondo della sua SF70-H – riprendeva le due Force India di Perez e Ocon forzando dapprima sul francese e poi passando più agevolmente il messicano, approfittando anche della lotta tra i due compagni di squadra, apparsi molto frenetici ma che comunque hanno portato a casa dei punti pesanti. Vettel chiude quarto e limita i danni nella classifica piloti, mente tra i costruttori è inevitabile il contro sorpasso di Mercedes su Ferrari, visto anche l’anonimo settimo posto di Raikkonen, mai davvero competitivo e alle prese con alcuni problemi di prestazione complessiva.
Dopo il trionfale weekend di Montecarlo, si poteva immaginare che la Mercedes sarebbe potuta ritornare competitiva su un circuito più adatto alle sue caratteristiche, sia per la prestazione sul giro singolo, che per le alte velocità di punta e per i rettilinei, dove mandare rapidamente in temperatura le gomme più morbide risolvendo una delle maggiori problematiche della vettura anglo-tedesca in questo inizio stagione. Ferrari che invece, più che per le gomme, non ha mai avuto in generale la brillantezza necessaria per tutto il weekend. È vero che Vettel ha compiuto una grande rimonta e verosimilmente avrebbe potuto lottare per la vittoria avesse avuto una partenza migliore, ma Raikkonen, pur partendo quarto, avrebbe potuto quantomeno insidiare Bottas e Ricciardo (dopo il ritiro di Verstappen per problemi tecnici), cosa invece mai avvenuta. Se la controprova su Seb è ipotizzabile – nonostante un Hamilton praticamente imprendibile – su Kimi resta sempre il dubbio che sia lui più che la sua macchina a non fare la differenza fin troppo spesso. E, dopo le proteste verso la scuderia nelle interviste post-gara a Monaco, ci si attendeva una risposta più convincente da parte del finlandese che invece non è andato oltre una buona seconda sessione di libere al venerdì.
A parte le dichiarazioni – a volte con i complimenti alla Ferrari, altre volte di allusioni e polemiche – di Toto Wolff e la normale pressione da parte di chi, come Mercedes, ha potenza economica e tecnica per poter vincere ogni stagione, il team di Maranello deve imparare a gestire ogni evenienza e cercare di prendere decisioni rapide e il quanto più possibile… corrette. Facile giudicare da fuori, direte voi: infatti finora la stagione del Cavallino è andata ogni più rosea aspettativa. Ma quello che personalmente mi ha sorpreso di più negli ultimi tempi è il peso mediatico che il team Mercedes è riuscito a costruire nella nuova era turbo-ibrida che è corrisposta al ciclo vincente che la casa di Stoccarda sta realizzando in Formula 1, soggiogando team storici come Williams, Renault, mettendo in secondo piano la Red Bull – che aveva invece dominato gli ultimi anni coi motori aspirati – e soprattutto la Ferrari, che ha sì mantenuto un ruolo politico sia all’interno della FOM che della FIA ma in pista, dopo annate davvero disgraziate, ha perduto smalto e sicurezza, nonostante l’apporto dei tifosi ci sia sempre stato. Infatti, al secondo sussulto deciso della Mercedes in Canada – dopo la vittoria in Spagna – e un avvio imprevedibile di corsa (ma non imprevedibile in assoluto, sia ben chiaro, le gare sono così…), la Ferrari è sembrata inizialmente smarrirsi, salvo poi riuscire a ritrovare la determinazione sia in pista che dal muretto. Quello che intendo dire è, in definitiva, che da qui in avanti non solo sarà necessario aggiornare e migliorare la vettura a ogni Gran Premio, senza stravolgimenti (il lavoro invernale fatto dalla Ferrari resta il migliore fra tutti) ma con accorgimenti che mantengano la vettura competitiva in ogni pista; e sarà fondamentale replicare anche dal punto di vista dialettico a chi metterà sempre sotto pressione il Cavallino, mantenendo la calma ma anche l’umiltà e la voglia di vincere un passo alla volta, con la felicità e la determinazione di chi vuole riportare la Ferrari nelle posizioni che meritano il suo marchio e la sua tradizione.
FORMULA 1 GRAND PRIX DU CANADA 2017 – Round 7
Classifica della gara (prime posizioni)
Classifica Piloti (prime posizioni)
Classifica costruttori
Si ringrazia il sito ufficiale della Formula 1 ®: formula1.com
Sbagliamo la strategia, questo è il problema di certe volte…dobbiamo migliorare soprattutto su questo punto altrimenti perderemo tanti punti..
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In questo caso direi che, dopo la sosta (ritardata) hanno fatto il massimo con la strategia, ma certo non sapremo mai cosa avrebbero fatto se la gara fosse stata “regolare” e se Vettel avrebbe potuto lottare con Hamilton fino alla fine. Il punto è che ci hanno messo 6 giri per rendersi conto di come reagire ai danni all’ala e per approntare una strategia per risalire: troppo tempo.
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