Un film magnifico, che esplora diverse tematiche e invita a guardare ‘oltre’ ciò che lo spettatore vede sullo schermo: parliamo di Arrival, diretto da Denis Villeneuve.
La Terra è sconvolta dall’arrivo di 12 oggetti non identificati, che si posizionano in altrettante località, sparse per tutto il pianeta. Chi sono gli alieni, cosa vogliono e perché sono qui? Per risolvere i quesiti e approntare un piano d’emergenza, tutti gli eserciti e i governi sono in movimento. Quello statunitense, coordinato per la missione dal colonnello Weber (Forest Whitaker), incarica l’esperta linguista Louise Banks (Amy Adams) e lo scienziato Ian Donnelly (Jeremy Renner) di guidare un team per entrare in contatto con gli eptapodi, definiti così per via della loro forma. Poco alla volta, Louise trova l’approccio necessario rischiando in prima persona, decodificando il linguaggio alieno per poter in seguito impostare una comunicazione con essi. Mentre la paura e la tensione fra gli Stati cresce e la situazione diventa critica, Louise comprende che per lei l’incontro con gli eptapodi ha un significato ancora più importante di ciò che sembrava inizialmente…
Parlare di Arrival non è semplice. Perché è un film basato molto sulle emozioni personali di ogni spettatore di fronte all’esperienza visiva che Villeneuve ha sviluppato, e gli incastri scientifici, oltre che fantascientifici, vanno osservati prima che raccontati.
Scritto da Eric Heisserer e tratto dal romanzo Story of Your Life di Ted Chiang, Arrival – candidato a 8 Premi Oscar e in concorso alla 73^ Mostra d’arte cinematografica di Venezia – è un film che conferma ancora una volta tutte le qualità di Denis Villeneuve e si afferma come tappa importante in un percorso tracciato da Interstellar di Christopher Nolan. Dopo i riconoscimenti di pubblico e soprattutto critica con La donna che canta, Enemy, Prisoners, Sicario, il regista canadese si misura con la fantascienza e lo fa con coraggio e voglia di osare. Quelle caratteristiche che Nolan aveva fatto proprie, vengono riprese da Villeneuve che invita, soprattutto negli ultimi, fenomenali quaranta minuti del film ad andare oltre ciò che vediamo sullo schermo, ed a immaginare qualcosa che… sembra impossibile. Un equilibrio, perfetto, tra scienza e fantascienza, come accennavo precedentemente. Precisiamo subito che le attinenze dirette tra Interstellar e Arrival non sono molte: l’interpretazione del trascorrere del tempo e del rapporto contemporaneo fra passato, presente e futuro, ma anche l’amore tra genitori e figli (anche se il tema di Arrival è più la scelta della maternità e il viverla, nonostante tutto): ma, come sottlineavo, è quel modo di mettere in scena ciò che appare incredibile, a stupire.
→ Leggi anche: ARRIVAL E INTERSTELLAR: 5 PUNTI DI CONTATTO NEL CUORE DELLA FANTASCIENZA su movieplayer.it
Oltre ad aguzzare l’ingegno degli spettatori, Arrival esplora diverse tematiche, quali la difficoltà di comunicazione, la multiculturalità, il binomio scienza/linguaggio. Argomenti che hanno un’importanza fondamentale sia a livello generale – riguardano tutti noi, in un mondo sempre più globalizzato – ma anche nel particolare di quanto accade nel film. Ed è centrale il ruolo di Louise Banks. Interpretata da una eccezionale Amy Adams (che avrebbe meritato la candidatura all’Oscar, vero Academy?), Louise intuisce quasi subito le reali intenzioni degli eptapodi, che comunicano con getti di una materia scura – che sembra inchiostro – e strani simboli per lo più simili a cerchi e semicerchi. Sono qui per dirci qualcosa, o, piuttosto per chiederci qualcosa?
Ma se tra uomini, qualunque sia la loro provenienza, fosse sempre così facile impostare un dialogo, come fa Louise, non si risolverebbero parecchi problemi? Del resto, anche le dodici nazioni coinvolte dagli atterraggi alieni fanno fatica a parlarsi… e le conseguenze rischiano di divenire drammatiche.
A una prima parte introduttiva, fa seguito il blocco centrale dell’opera nella quale la capacità tecnica – attraverso la regia – di Villeneuve fa la differenza. Le sequenze dell’incontro tra Louise, Ian (con il quale si instaurerà un rapporto sempre più stretto) e il team richiamano quelle di Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg (1977), ma la caparbietà della protagonista porta alla mente la Ellie Arroway interpretata da Jodie Foster in Contact di Zemeckis (1997). Dentro gli oggetti non identificati – dalla forma allungata e di materia non definita – Villeneuve gioca con le inquadrature: piani medi sui personaggi in scena e soprattutto primi piani su Louise, quindi campo lungo sul tunnel che, mentre la gravità non è perfettamente stabile, avvicina agli eptapodi. La trama si infittisce sempre più e, proprio quando Louise sembra trovare la chiave giusta per interpretare il linguaggio alieno, la seconda parte dell’opera compie quello scatto sensazionale che non può che coinvolgere definitivamente. Anche grazie a un comparto tecnico di prim’ordine: spiccano la fotografia di Bradford Young, il sonoro e il montaggio sonoro (da Oscar), così come le scenografie di Patrice Vermette e la colonna sonora di Jóhann Jóhannsson, soprattutto il meraviglioso tema conclusivo.
Il voto di Ieri, Oggi, Domani
“Arrival” è un film di straordinaria rilevanza tecnica e narrativa, invita a riflettere e la regia di Denis Villenueve coglie tutti gli aspetti più profondi. Sul percorso di “Interstellar”, si dimostra come attraverso la fantascienza contemporanea si possano affrontare temi di grande importanza.
La scheda del film
Arrival, regia di Denis Villeneuve – USA 2016 – Fantascienza, Drammatico
interpreti principali e ruoli: Amy Adams (Louise Banks), Jeremy Renner (Ian Donnelly), Forest Whitaker (colonnello Weber), Michael Stuhlbarg (agente Halpern), Tzi Ma (generale Shang), Mark O’Brien (capitano Marks), Nathaly Thibault, Joe Cobden, Russell Yuen, Julian Casey, Abigail Pniowsky, Julia Scarlett Dan, Jadyn Malone
Soggetto: dal romanzo “Story of your life” di Ted Chiang
Sceneggiatura: Eric Heisserer
Fotografia: Bradford Young
Montaggio: Joe Walker
Scenografia: Patrice Vermette
Costumi: Renée April
Casting: Francine Maisler
Musica: Jóhann Jóhannsson
Prodotto da 21 Laps Entertainment, FilmNation Entertainment, Lava Bear Films, Xenolinguistics per Warner Bros. Pictures Italia, Sony Pictures Italia
Formato: a colori
Durata: 116′
Uscita USA: 11 Novembre 2016
Uscita Italia: 19 Gennaio 2017