Diretto dai Manetti Bros., Diabolik è stato certamente tra i film italiani più discussi della stagione cinematografica. Un periodo nel quale il cinema italiano ha cercato di riprendersi un ruolo da protagonista dopo la riapertura delle sale e una difficile ripartenza dell’intero settore, gravemente sferzato dalla crisi internazionale.
Personaggi iconici
Clerville, anni Sessanta. Diabolik (Luca Marinelli) è un abile criminale privo di scrupoli, ma soprattutto inafferrabile e in grado di anticipare qualunque mossa dei suoi inseguitori. Dopo aver portato a termine l’ultimo colpo, Diabolik è riuscito ancora una volta ad evitare la cattura, sfrecciando tra le strade della città a bordo della sua auto.
Nel frattempo, a Clerville sta per arrivare Eva Kant (Miriam Leone), un’affascinante ereditiera che porterà con sé, mostrandolo ostentatamente, un diamante rosa dal valore inestimabile, che inevitabilmente finirà per attrarre le mire di Diabolik. La Kant, però, ha addosso gli occhi anche del vice-ministro Giorgio Caron (Alessandro Roja), il quale ha in mente un piano per costringerla a sposarlo. Questo, però, Diabolik (la cui altra identità è quella del benestante Walter Dorian) non può ancora saperlo: pronto in breve tempo mettere a segno il furto del diamante, il criminale resterà letteralmente incantato dalla bellezza di Eva, riflettendo così sull’opportunità di seguire o meno i piani iniziali.
Stavolta, però, qualche dettaglio è sfuggito a Diabolik, sulle cui tracce vi è l’incorruttibile e determinato ispettore Ginko (Valerio Mastandrea). Con la sua squadra, egli ha probabilmente trovato la maniera di incastrare il ladro, che dovrà ricorrere, come mai prima d’ora, alla complicità di qualcun altro per divincolarsi per l’ennesima volta dalla legge.
L’ammirevole coraggio del cinema italiano…
Tratto dalle storie a fumetti delle sorelle Giussani e scritto da Marco e Antonio Manetti con Michelangelo La Neve, Diabolik ha ricevuto un budget di produzione imponente (si stima attorno i 10 milioni di Euro) non ottenendo grande riscontro dal botteghino, che si è fermato sotto i 3 milioni. Sta però trovando nuovo pubblico dall’home video e dall’approdo sulle piattaforme streaming, che forse non lo farà rientrare del tutto dalle spese ma certamente aumenterà le possibilità di quella che si preannuncia come una serie strutturata in tre capitoli (la seconda parte è già in pre-produzione). Del resto, anche Diabolik ha pagato il prezzo di una ripresa molto lenta e tortuosa del grande schermo inteso come fruizione nelle sale, e le riprese del film si erano svolte già nell’autunno del 2019, con l’uscita iniziale prevista durante il 2020. Dunque non solo la pellicola non ha potuto confrontarsi con il bacino d’utenza potenziale precedente l’inizio della pandemia (dove i numeri del cinema in Italia erano in grande ascesa), ma ha visto rinviare il proprio arrivo più volte ed esso è avvenuto in un periodo di grande incertezza come quello attuale.
Con queste considerazioni non si intendono giustificare i risultati contrastanti di Diabolik alla prova del pubblico, ma è impossibile non considerare come la crisi abbia profondamente cambiato le possibilità e le modalità di fruizione del cinema (ben oltre la sala), e che l’industria produttiva e distributiva non abbia ancora trovato una direzione nuova da seguire (e dovrebbe farlo al più presto). Eppure, come già fatto in passato da film quali Veloce come il vento e Il primo re ma più recentemente da Freaks Out, il cinema italiano non sembra più aver paura di investire cifre significative in pellicole rivolte a un’ampia platea, correndo dei rischi che fino a un decennio addietro sembravano fuori portata o riservate a pochissimi autori. Diabolik non ha fatto eccezione rispetto alle opere appena citate: cast imponente, scenografie eccellenti, costumi e trucchi di scena sopra la media, effetti visivi ben calibrati. È evidente come a questo avrebbe dovuto corrispondere una direzione registica salda, che sapesse effettivamente come utilizzare i generosi mezzi a disposizione. I Manetti Bros. hanno raggiunto l’obiettivo almeno dal punto di vista della confezione complessiva, perché Diabolik, stilisticamente, ha pochi rivali nella produzione italiana più recente.
Non si può nemmeno discutere il cast, in particolare nella scelta di Miriam Leone e Valerio Mastandrea: Eva Kant e l’ispettore Ginko sono semplicemente perfetti, anche perché tanto i Manetti quanto gli attori hanno profondamente rispettato le tavole a fumetti e trasposto i personaggi cartacei con cura e dedizione. Da questo punto di vista non si può certo addebitare qualcosa di particolare neppure a Luca Marinelli e al suo Diabolik, ma il fatto che nel sequel l’attore non vi sarà (verrà sostituito da Giacomo Gianniotti, attore conosciuto in nelle serie Grey’s Anatomy e Station 19) non depone a suo favore, al di là delle dichiarazioni dei Manetti (Marinelli avrebbe avuto un impegno già preso e questo gli avrebbe impedito di partecipare al seguito del film, ndr). Infatti, la sua interpretazione è apparsa svogliata, sebbene formalmente impeccabile: ma sembrano aver creduto nel progetto molto di più tanto la Leone quanto Mastandrea. Non è certo la prima volta che un personaggio principale appaia fuori fuoco rispetto al resto del cast.
Se l’attore romano con soprabito e pipa in bocca è sembrato a suo agio, è proprio Miriam Leone il vero ghiaccio bollente del film: la sua Eva, glaciale e irresistibile, è una forza che si fa largo una sequenza dopo l’altra, fino a diventare l’alter ego criminale di Diabolik e forse la vera protagonista dell’opera. Lei direbbe più semplicemente “mogliettina un corno!”…
…nonostante i difetti
La bontà della prova di Miriam Leone è stata riconosciuta anche dall’Accademia del cinema italiano, che ha riservato all’attrice la sua prima candidatura ai David di Donatello. Diabolik ne ha ottenute complessivamente undici, vincendo una statuetta per La profondità degli abissi, brano scritto ed eseguito da Manuel Agnelli.
Ma è indubbio che Diabolik abbia anche dei difetti. L’interpretazione controversa di Marinelli è solo quello più evidente, insieme a una sceneggiatura che ha faticato a trovare un raccordo. Aver deciso di restare estremamente fedeli al fumetto ha costretto i Manetti Bros. a non discostarsi eccessivamente da essi, e molte sequenze del film sembrano ingessate, come se fossero proprio i personaggi cartacei a dover muoversi in maniera flemmatica sulla scena; i dialoghi, poi, in certi passaggi appaiono ripetitivi e stantii, come se non riuscissero a caratterizzare la narrazione. Il risultato complessivo appare carente a più riprese, nonostante il film riesca a mantenere intatto il proprio stile fino all’intrigante finale.
Diabolik non è probabilmente un’opera perfettamente riuscita sotto ogni aspetto, ma è certamente apprezzabile aver puntato su un fumetto italiano e averlo fatto nonostante la concorrenza dei più strombazzati (spesso a sproposito) cinecomic firmati Marvel Studios. Il cinema italiano deve credere nelle proprie risorse e anche nelle possibilità narrative che la nostra letteratura e il nostro fumetto possono proporre. Questo Diabolik cinematografico forse non entrerà nella storia, ma è comunque frutto di una buona intuizione produttiva.
La scheda del film
Diabolik, regia dei Manetti Bros.
Prod.: Italia
Anno: 2021
Genere: Fantastico, Giallo, Poliziesco
Cast: Luca Marinelli, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Alessandro Roja, Serena Rossi, Claudia Gerini, Roberto Citran, Luca Di Giovanni, Vanessa Scalera, Antonino Iuorio, Daniela Piperno, Pier Giorgio Bellocchio, Guglielmo Favilla, Urbano Barberini, Giovanni Calcagno, Davide Devenuto, Stefano Pesce, Massimo Triggiani
Soggetto e Sceneggiatura: Marco e Antonio Manetti, Michelangelo La Neve, tratto dai fumetti creati da Angela e Luciana Giussani
Fotografia: Francesca Amitrano
Montaggio: Federico Maria Maneschi
Scenografia: Noemi Marchica
Costumi: Ginevra De Carolis
Musica: Pivio e Aldo De Scalzi
Una presentazione 01 Distribution, prodotto da Mompracem, Rai Cinema, in associazione con Astorina
Formato: a colori
Durata: 133′
Uscita italiana: 16 dicembre 2021