The Mandalorian, Capitolo 9: il grande ritorno

Il compito era arduo, per la seconda stagione di The Mandalorian: Jon Favreau e Lucasfilm dovevano riuscire a sorprendere ancora dopo una prima stagione che univa gli aspetti migliori della tradizione di Star Wars a un reparto tecnico e visivo avanzatissimo, con spunti narrativi semplici ed efficaci.
Dopo il Capitolo 9 (Lo Sceriffo) si può affermare senza dubbio che ci troviamo definitivamente davanti all’opera che ha finalmente portato la saga nel presente (e nel futuro), come già aveva fatto Rogue One (che come scene d’azione e intensità ha fatto scuola nelle storie della Galassia lontana lontana) e a differenza di quanto ha proposto la nuova trilogia cinematografica.

The Mandalorian restituisce l’impressione di compiere ogni passo in maniera consapevole e sicura. Un viaggio affascinante e intrigante, che valorizza ulteriormente l’idea geniale di introdurre un personaggio come il Bambino (senza ancora svelare chi sia davvero nella Forza) e per adesso lo utilizza come punto di riferimento tranquillizzante tra un passaggio narrativo e l’altro all’interno dell’episodio (quegli occhioni non si possono non adorare!) in attesa di colpi di scena intuibili già nella prima stagione. Nel frattempo, il Mandaloriano ha ormai compreso che la Via è riunire il piccolo alle sue origini cercando di ritrovare anche le sue: entrambi sono due trovatelli in cerca di loro stessi, e per questo non possono che restare uno vicino all’altro, qualunque cosa accada:

“Dove vado io, va lui.”

Questa è la Via, questa è la missione: ma prima di raggiungere l’obiettivo, i pericoli e gli incontri esplosivi non mancheranno neppure stavolta. E qui sta l’altro aspetto di ogni singolo capitolo della serie: insieme al pilastro narrativo principale, ve ne sono altri minori ma non per questo meno importanti, poiché definiscono altri particolari dei due protagonisti e introducono storie e personaggi che da sempre caratterizzano Star Wars, tra avventura, azione e la classica leggerezza che soltanto droidi, creature strane e indigeni come Jawa, Sabbipodi o predoni tusken possono regalare.

Armi, oggetti, astronavi, pianeti e nemici giganteschi da abbattere: ritroviamo tutte le atmosfere della prima stagione, con indizi già conosciuti da assemblare: gli Jedi così lontani e leggendari, l’Impero dei Sith distrutto, la Forza che si percepisce ma non si è completamente rivelata. È come se il rispetto per la tradizione di Star Wars fosse presente ma si dovesse ritrovare per tutta la Galassia un pezzetto alla volta, come un disegno magnifico da riscoprire senza che tutto fosse già banale, chiaro e scontato (confermi, J.J. Abrams?). Il tutto dentro un’atmosfera western che richiama ancora una volta i duelli nei saloon, gli speroni che tintinnano e le pistole fumanti, tra Sergio Leone e John Sturges.

Rieccoci, Mandaloriano.

Pubblicato da Giuseppe Causarano

Laureando in Storia, politica e relazioni internazionali presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Università di Catania e giornalista cinematografico presso diversi siti e testate italiane, mi dedico da sempre alle mie più grandi passioni, il Cinema e la Musica (e in particolare le colonne sonore), che rappresentano i miei punti di riferimento personali. Tra i miei interessi anche i principali eventi internazionali dell'attualità, dello spettacolo, dello sport (soprattutto motori, calcio e ciclismo) e della cultura in generale.

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