La Notte degli Oscar 2018 ha decretato il trionfo di Guillermo Del Toro e del suo The Shape of Water ma, al termine di questa Awards Season, è giunto il momento di tirare le somme sulla proposta cinematografica in gara al Dolby Theatre – o, quantomeno, i film più rappresentativi che abbiamo avuto modo di apprezzare – e soprattutto sulle scelte dell’Academy che anche stavolta hanno fatto discutere.
IL VINCITORE
Partiamo proprio dalla fine: su 13 Nomination, The Shape of Water ha ottenuto 4 Oscar e ovvero Miglior colonna sonora, Miglior scenografia e appunto Miglior Regia e Miglior Film. Una conferma dietro l’altra in tutta la stagione per Alexandre Desplat e per Del Toro, per quanto io abbia sempre sostenuto che La forma dell’acqua e i suoi aspetti tecnici non fossero in assoluto i migliori in concorso. Valutazione certamente personale e soggettiva, e non potrebbe essere altrimenti. Ma ho ragioni per dire che i lavori di Hans Zimmer per Dunkirk, di Carter Burwell per Tre Manifesti a Ebbing, Missouri e di Jonny Greenwood per Il filo nascosto fossero molto più interessanti rispetto alla composizione più canonica del musicista francese (al suo secondo Oscar dopo Grand Budapest Hotel); e che la regia di Nolan e quella di Anderson fossero superiori per potenza visiva e non solo (come ho cercato di evidenziare nelle mie recensioni). Con questo non voglio dire, però, che The Shape of Water non abbia meritato i suoi Oscar, anzi. Perché se i difetti del film sono evidenti, a mio parere, in fase di scrittura e sviluppo narrativo, altrettanto va detto che le intenzioni dell’autore messicano (con sommo “dispiacere” di Trump…) sono state assolutamente apprezzabili: peculiarità dei personaggi, confronto col ‘diverso’, con ‘l’altro’, in una società escludente e che non può comprendere una creatura fantastica (e, forse, ‘superiore’) così come uomini e donne emarginati (i personaggi di Elisa e Giles) per la loro ‘natura’. Temi molto importanti e che, in un periodo buio come quello che stiamo vivendo da questo punto di vista, risaltano ancora di più. Ed è proprio la regia di Guillermo Del Toro a tenere insieme tutti gli aspetti dell’opera, anche quelli meno riusciti (e restano molti). È la vittoria dei sentimenti e delle emozioni, dunque, e La forma dell’acqua rimane certamente un film da vedere.
L’INCOERENZA DELL’ACADEMY
In 90 edizioni dei Premi Oscar, l’Academy ci ha abituati a decisioni clamorose e in controtendenza con quello che era il pensiero dell’opinione pubblica sul premiare o meno determinate opere. Ho appena scritto “vittoria dei sentimenti e delle emozioni”, qualcuno ha anche scritto dei sognatori, riferendoci ovviamente a The Shape of Water. Fermi tutti: sognatori? Cos’è accaduto, Academy? Nel 2017 non fu insignito di un sacrosanto Oscar a Miglior Film un capolavoro quale La La Land, dedicato ai folli e ai sognatori, e sacrificato per ragioni politiche, e invece nel 2018 tutto questo merita un riconoscimento? Siamo di fronte a un’evidente incoerenza. Certo, da un anno all’altro la sensibilità verso certi argomenti può cambiare ma fu proprio l’inopinata vittoria alle presidenziali di Trump a scatenare la reazione di Hollywood contro le grame prospettive che attendevano il popolo statunitense, specie dal punto di vista sociale. La difesa della diversità e delle minoranze fu tradotta con la vittoria di Moonlight sacrificando la magia del cinema e l’essenza stessa degli Oscar, cercando di rimediare così all’inspiegabile affermazione trumpiana: il grande schermo, così come la televisione, devono raccontare e porre l’attenzione su argomenti importanti, ma non si possono piegare per altri fini o sempre come stampella per le mancanze di chi dovrebbe difendere valori e principi condivisi (la stessa politica di governo). Del resto, se uno come Trump ha vinto le elezioni vuol dire che un certo tipo di politica ha perduto credibilità. E, dunque, la cerimonia di domenica scorsa (condotta, parecchio sottotono, da Jimmy Kimmel per la seconda edizione consecutiva) è stata caratterizzata ancora dai riferimenti alle minoranze (in particolare alla questione messicana) e soprattutto, al ruolo delle donne, tema assolutamente centrale dopo il caso Weinstein e le conseguenze sconvolgenti che esso ha provocato. Tutto giusto e necessario: ed ecco perché due film come Lady Bird e Get Out erano dati come gli outsider in tutte le categorie nelle quali erano candidati. In particolare Greta Gerwig, regista e sceneggiatrice del primo dei due, era la figura di riferimento nel dibattito pre-Oscar negli Stati Uniti, anche come donna che ha preso una posizione chiara e netta nei mesi scorsi. Ma il tema dell’equal pay e delle donne non valutate quanto gli uomini nel cinema americano era già stato affrontato negli anni precedenti e la scelta dell’Academy, infatti, è stata quella di basare la serata su questi aspetti ma non di dare premi smaccatamente politici e di non merito, eccezion fatta per l’Oscar alla Miglior sceneggiatura originale andata proprio a Get Out e non come si pensava – e come sarebbe stato giusto – a Tre Manifesti, vista la qualità della scrittura di Martin McDonagh che, a sua volta, affrontava argomenti scottanti nell’America odierna. Premiare dunque La forma dell’acqua è stata una scelta che fa vincere il cinema che fa riflettere il quale, però, resta sempre macchina dei sogni e, per questo, la mancata statuetta a La La Land, un anno dopo, fa ancora più male. Quello che appare evidente, in effetti, è più una certa confusione nell’utilizzo per finalità non strettamente cinematografiche di un evento come gli Oscar (come anche il Golden Globe e gli altri): il corto circuito, con quest’inerzia, sarà inevitabile. Partendo dal presupposto che non sono i premi a determinare la qualità di un film, se essi non assolvono esclusivamente al loro ruolo, non potranno più essere considerati come prima.
UN’ANNATA STRAORDINARIA
Ne abbiamo parlato ampiamente e, del resto, ogni mio commento sui film protagonisti di questa Awards Season 2018 è quasi univocamente favorevole: sono stati candidati tanti titoli di grandissima qualità. Su tutti due opere strabilianti quali Dunkirk, vincitore di tre Oscar con la forza visiva e la portata spettacolare firmate Christopher Nolan, e Il filo nascosto, vincitore con Mark Bridges dell’Oscar per i Migliori costumi nella perfezione stilistica sotto ogni punto di vista e in ogni singola inquadratura pensata da Paul Thomas Anderson. Più altri tre film narrativamente eccellenti come il già citato Tre Manifesti a Ebbing, Missouri di McDonagh, con un cast superlativo dal quale spiccano Frances McDormand, Oscar come Miglior attrice protagonista e Sam Rockwell, Oscar come Miglior attore non protagonista, e una sceneggiatura magnifica; The Post di Steven Spielberg, thriller politico che rasenta la perfezione nella seconda parte; il robusto L’ora più buia di Joe Wright, con uno straordinario Gary Oldman nel ruolo iconico di Winston Churchill che gli è valso l’Oscar come Miglior attore protagonista. Senza dimenticare l’ottimo Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino, che ha ottenuto con James Ivory l’Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale, I, Tonya di Craig Gillespie, con Allison Janney che ha ricevuto l’Oscar come Miglior attrice non protagonista (e non dimentichiamo la fantastica protagonista Margot Robbie, anch’ella candidata), e ovviamente The Shape of Water, del quale abbiamo parlato in apertura. Altro grande film che si è affermato sul piano tecnico è stato l’ottimo Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve, vincitore del Premio Oscar per la Miglior Fotografia di Roger Deakins e per i Migliori effetti visivi.
Un’annata, insomma, difficilmente ripetibile a breve per numero di opere di tale cifra. Infine, non possiamo non rivolgere i complimenti ad Alberto Barbera e alla Mostra internazionale del cinema di Venezia che, anche quest’anno, porta fino agli Oscar film che erano in concorso al Lido e ovvero proprio il Leone d’oro de La forma dell’acqua e Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, proseguendo quella che è diventata una bellissima tradizione degli ultimi anni. Ci attendiamo, anche da Venezia 75 (dal 29 agosto all’8 settembre 2018) altri grandi proposte.
La corsa per gli Oscar 2019 è già iniziata.
Se è stata una stagione eccezionale devo ancora appurarlo, però è certamente una cosa buona 😉
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Ribadisco 😉
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